La storia delle fibre è antica quanto la civiltà umana.
Tracce di fibre naturali sono state localizzate nelle antiche civiltà di tutto il mondo.

Le fibre naturali, sono le fibre tratte da materiali esistenti in natura e utilizzate mediante lavorazioni meccaniche,
ma senza modificarne la struttura. Sono di origine vegetale o animale


Fibre tessili vegetali, composte essenzialmente dalla cellulosa contenuta in diverse piante.
A seconda della parte della pianta dalla quale vengono ricavate, si dividono in:
Fibre da semi
Cotone: Gossypium sp.

La coltivazione del cotone iniziò in Asia nell'VIII secolo. Gli Egizi conoscevano la pianta del cotone, ma la utilizzavano solo a scopo ornamentale. Il primo paese che lo sfruttò come fibra fu l'India, l'uso poi si diffuse in Malesia. I Greci e i Romani acquistavano i tessuti di cotone, senza però rendersi conto della possibilità di coltivazione nelle loro colonie più calde. L'America offrì ai conquistadores spagnoli grandi piantagioni di cotone, ma furono gli anglosassoni ed i francesi a sviluppare l'immensa produzione di cotone che dal XVII secolo continua tuttora. In Italia la coltivazione del cotone fu introdotta dagli arabi nel IX secolo, diffondendosi sotto la dominazione normanna e sveva, arrivando fino alle coste calabre.

Kapok:Ceiba pentandra

Il kapok. Questa fibra, chiamata anche "lana vegetale", si ricava dalla peluria interna dei frutti tropicali prodotti da alberi della famiglia delle bombacee, della specie Ceiba Pentandra e Bombax Malabaricum. Viene usato per imbottiture, in quanto le fibre, cortssime, non sono filabili.

Fibre da libro o stelo
Canapa: Cannabis sativa

La canapa è stata una materia prima essenziale per l'uomo per centinaia di anni. Pare che il primo tessuto nella storia dell'uomo sia stato di canapa e che la sua lavorazione sia cominciata nell'VIII millennio a.C. La letteratura scientifica in campo archeologico, antropologico, filologico, economico e storico concorda sul fatto che la canapa sia stata la pianta più coltivata a partire dal I millennio a.C. fino alla fine degli anni '40. Abbandonata circa 50 anni fa per l'elevato costo di lavorazione e per l'introduzione sul mercato di prodotti di sintesi ritorna in Europa all’inizio degli anni ‘90. Hanno contribuito a ciò il contributo relativamente alto dell’Unione Europea per la sua coltivazione e gli aiuti governativi per lo sviluppo di tecnologie innovative per la trasformazione delle piante da fibra. In Italia, la coltivazione è ritornata solo nel 1998 su di una superficie di circa 350 ha, nonostante il nostro Paese fosse stato sino a trent’anni fa secondo al mondo dopo la Russia come superficie coltivata e primo per la qualità dei prodotti ottenuti
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Ginestra: Spartium junceum

La ginestra è nota fin dall’antichità per il suo impiego come pianta da fibra. La stessa etimologia della parola greca “spartos” sta a confermare la tradizionale utilizzazione della fibra nella produzione di stuoie, corde, e manufatti vari. Assomiglia al lino pur essendo assai più ruvida.
La fibra, ricavata dai suoi rametti verdi, mostra incredibile capacità di resistenza e flessibilità.
È molto resistente all’acqua e non si altera anche dopo un lungo periodo di immersione. In particolare, resiste benissimo all’acqua marina perciò era impiegata per reti, cordami, etc.
Il tessuto di ginestra si ottiene battendo gli arbusti e poi sfibrandoli, filandoli, torcendoli, tingendoli.
Un impiego tessile della ginestra è sempre stato circoscritto all'area mediterranea dove in molti villaggi si trova ancora, a livello familiare, una certa tradizione nella raccolta e lavorazione artigianale. I momenti di maggiore attenzione per questa pianta sono coincisi, a livello nazionale, con i due eventi bellici mondiali, quando la penuria di materia prima faceva riscoprire, sulla scorta dell’elevata disponibilità allo stato spontaneo, la potenzialità di questa pianta come fonte di fibre. L'importanza della ginestra come pianta tessile in Italia è ormai limitata a piccole realtà locali, in particolare in alcuni paesi della Basilicata e della Calabria.

Lino: Linum usitatissimum

E’ pianta di notevole importanza che ha accompagnato l’uomo in tutti gli stadi della civiltà ed è specie di interesse agrario coltivata soprattutto per uso industriale (tessile ed olio). Tradizionalmente, fino all’avvento del cotone prodotto in modo industriale e, poi, delle fibre sintetiche, il lino rappresentava la più importante fibra di origine vegetale utilizzata per la produzione di capi d’abbigliamento. In Italia la coltura da fibra, considerevole nei secoli scorsi in Lombardia, Marche, Toscana è andata in declino. In Italia, dopo aver raggiunto la massima espansione negli anni 1850-1870, quando occupava una superficie di 45.000-50.000 ha, il lino andò progressivamente perdendo terreno. Attualmente in Europa il lino da fibra occupa una vasta area in Russia (circa ¾ dell’intera sup. mondiale) altre aree si trovano in Polonia, Romania, Francia, Belgio e in percentuale minore, in Germania, Olanda e Danimarca
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Ortica: Urtica dioica

Ci sono varie testimonianze sull’utilizzo dell’ortica a
scopo tessile sin dall’Età del Bronzo. Dall’antica Roma all’età napoleonica, una delle notizie più interessanti risulta dal fatto che migliaia delle uniformi usate dall'armata di Napoleone erano tessute con fibra di ortica.
In Europa la produzione di ortica per tessere, dura fino alla seconda guerra mondiale, dove le fibre erano utilizzate come sostituti del cotone.
Dall’ortica si fabbricano ottimi filati sottili e flessibiliche risultano anche forti e tenaci. La fibra di ortica è morbida, resistente e traspirante come il lino, brillante come la seta. È una fibra naturale biodegradabile al 100% che possiede anche proprietà antistatiche.
Ilfusto cavo conferisce proprietà termoregolatrici. Lafibra può avere funzioni diverse a seconda di come lasi torce. Se viene molto attorcigliata su se stessa,ostruendo completamente la parte cava che trattienel’aria, la fibra assume caratteristiche simili al cotone; mentre se è attorcigliata poco l’aria rimane all’internodella fibra e il tessuto che se ne ricava protegge dal freddo come la lana
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Iuta: Corchorus sp

La Iuta si ricava dal fusto di varie specie di Corchorus, della famiglia delle tiliacee. La fibra greggia, lunga da 2 a 4 metri, ottenuta attraverso i metodi di macerazione, è molto lignificata e risulta meno elastica, più fragile e meno resistente del lino e della canapa. La fibra non può essere candeggiata ed è facilmente attaccata dalla soda e dal sapone; viene utilizzata per confezionare sacchi e imballaggi e, nel settore arredamento, come tessuto di fondo per tappeti o come base per la preparazione del linoleum.

Ramie: Boehmeria nivea

Il ramiè. La fibra si ricava da due specie di Boelimeria della famiglia delle unicacee: la Boehmeria nivea e la Boehmeria tenacissima.
Il ramiè è stato utilizzato fin da tempi molto antichi, come testimoniano gli abiti delle mummie egiziane, intorno al 5000-3300 a.C., ed è stato coltivato in Cina per molti secoli.
Il Brasile ne cominciò la produzione verso la fine degli anni ‘30, raggiungendo il culmine nel 1971. Da allora, la produzione ha subito un declino costante, come risultato della competizione con fibre tessili alternative, quali quelle sintetiche.
Queste piante erbacee perenni possono raggiungere un'altezza di 2 - 4 metri con steli lunghi fino a 2-3 metri. Dalle ramificazioni, per mezzo di trattamenti meccanici manuali, si ricava la fibra, di colore bianco e lucente; questa possiede una tenacità superiore a quella del lino e della canapa, ma è poco elastica e poco allungabile. Per le sue buone qualità meccaniche viene adoperata nella fabbricazione di: tessuti per tende, di cordami, ecc.
Fibre da foglie
Sisal: Agave sisalana

Il sisal. Con questo nome si designano comunemente le fibre estratte dalle foglie dell'Agave Sisalana o sisal. Le foglie, alte 1 o 2 metri, contengono da 1.000 a 1.200 fibre (alcune lunghe quanto le foglie stesse); le fibre di sisal sono usate per la fabbricazione di sacchi, spaghi, funi, tappeti
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Gli esploratori spagnoli e portoghesi hanno probabilmente portato le agavi con sé, ma una vera e propria popolarità si è avuta solo nel XIX secolo, con l'importazione di numerose specie da parte dei collezionisti. Alcuni esemplari sono stati continuamente propagati per propaggine da allora, e non rassomigliano in modo consistente a nessuna specie presente in natura, sebbene ciò possa essere dovuto alle condizioni di crescita innaturali dell'Europa.

Fibre tessili animali, ricavate dal vello di mammiferi
Appare chiaro che le lane sono tanto più pregiate quanto più le fibre risultano sottili e lunghe come quelle ricavate dalla razza Merinos che fornisce quindi il prodotto di qualità migliore. Per definire il valore commerciale delle lane, bisogna tenere conto anche di altri fattori, quali ad esempio: il colore (il bianco è più pregiato), la lucentezza (fa eccezione la Merinos che pur essendo opaca è pregiatissima) e l’omogeneità di spessore.
Mohair.

Il mohair o pelo di Capra d'Angora (regione della Turchia) può essere collocato al terzo posto, in ordine di importanza, tra le fibre animali, dopo lana e seta. Ha caratteristiche simili alla lana, con fibre abbastanza lunghe, fini e con maggiore tenacità, minore allungamento e minore tendenza all'infeltrimento
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Lana Cashmere.

Si ricava dalla capra omonima diffusa in Tibet, Cina, Mongolia, India, Iran ed Afganistan. Possiede una finezza (diametro della fibra) di 11 ~ 18 micron ed una lunghezza di circa 90 mm. è molto pregiata per la sua sofficità e brillantezza, per contro ha una tenacità inferiore alla lana di pecora, ha un più alto tasso di igroscopicità ed è più sensibile agli agenti chimici e particolarmente agli alcali. E’ utilizzata per la confezione di capi di lusso
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Pelo di Alpaca.

Comunemente detto "Alpaca", si ricava dal vello di un camelide chiamato Lama, che è il più importante della famiglia dei camelidi, in relazione alla fibra che se ne ricava. Tali fibre hanno un diametro di 16 - 40 micron, una lunghezza di 20-30 mm, e si usano per fabbricare tessuti misti di cotone e lana adatti soprattutto per le giacche. Questa fibra da sola, proprio per la sua lunghezza, si utilizza per tessuti ad imitazione della pelliccia; in mischia con lana (generalmente 80% lana-20% alpaca) viene impiegata per la fabbricazione di tessuti tipo loden
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Pelo di Cammello.

Il pelo di cammello si ottiene prevalentemente dal cammello bactriano che vive nel continente asiatico. Se ne ricava un pelo di colore fulvo che viene generalmente utilizzato al naturale, cioè senza applicare alcuna tintura. Il pelo lanoso è una fibra molto pregiata con una lunghezza che va da 20 a 120 mm e diametro da 5 a 40 micron. Questo pelo possiede una tenacità superiore a quella della lana con uguale ripresa di umidità ed un allungamento del 40%; viene impiegato per vestiario e coperte.

Pelo di Vigogna.

Questa fibra si ricava da un camelide chiamato Lama Vicuna o vicugna, si presenta di colore giallo rossiccio ed è molto fine (diametro 13-15 micron) lucente e morbida con resistenza simile a quella della lana; il suo pregio è notevole ma la sua produzione, già esigua, è destinata a calare per la netta diminuzione del numero di questi animali
Pelo di Lama.

Si ottiene dalla tosatura delle femmine della specie Auchenia Lama; le fibre sono lievemente ruvide, di colore rosso bruno o bianco, di lunghezza tra i 70 ed i 250 mm e diametro medio di 27 micron.
Angora

L'angora è un tipo di lana pregiata prodotta con il pelo del coniglio d'angora. Questo coniglio, di corporatura grossa, è di colore bianco e coperto da un pelo lungo e morbido. Il coniglio d'angora è originario della Turchia e si diffuse in Europa nel XVIII secolo; oggi il maggior produttore di lana d'angora è la Cina. Non si deve confondere con la lana prodotta dalla capra d'Angora che si chiama mohair.

Filamenti prodotti da alcuni animali serigeni

Seta: un bozzolo

Seta

La seta è stata sempre considerata la fibra preziosa per eccellenza. Le sue origini si fanno risalire ad almeno cinquemila anni fa.
Originaria del lontano Oriente, si dice che sia stata importata in Italia all'inizio dell'era cristiana da monaci che trafugarono il "seme-bachi". E però nel XII e XIII secolo che inizia l'allevamento e la lavorazione della seta che raggiungerà il suo apice nel'500 e '600 in Toscana, Emilia, Veneto, Lombardia e Liguria. Sotto l'amministrazione austriaca, l'industria della seta si sviluppò in lutto il Lombardo - Veneto e Como diventò la indiscussa capitale della seta sia per la coltura che per la fabbricazione.
Ai nostri giorni, anche per una questione di costi, la produzione in Italia è praticamente cessata, non però la lavorazione che pone l'Italia all'avanguardia, se non per la quantità, per la qualità dei suoi prodotti. La fibra di seta è un filamento prodotto dalle larve (baco da seta) di alcuni lepidotteri (insetti) del genere Bombice tra i quali il più importante è il Bombice del gelso (Bombyx mori) o filugello.

Seta marina o bisso.

Questa fibra, simile alla seta, è
un filo sottile, bruno, dorato, costituita da filamenti prodotti da una particolare ghiandola di alcuni molluschi bivalve che li utilizzano per attaccarsi ai fondali marini. Dal bisso si ottengono tessuti finissimi e molto morbidi.
Il Bisso fu indossato fin dall’antichità dai faraoni dell’antico Egitto, è citato nella Bibbia e si narra che lo stesso Re Salomone non potesse farne a meno.
Nel 1300 la sua lavorazione arcaica e difficoltosa, con la diffusione della seta sui mercati mediterranei, si era già ridotta ad una piccola forma di artigianato familiare e praticato in Sardegna, in Sicilia e soprattutto nella zona di Taranto.
Oggi la pinna nobilis, mollusco di grosse proporzioni che può arrivare a un metro di lunghezza, è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell'inquinamento e della diminuzione delle aree dove cresce.

Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche ben conosciute dai pescatori in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca.








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